Il nuovo coronavirus è arrivato in Brasile e gli analisti di mercato stanno iniziando a discuterne il potenziale impatto sull'economia nazionale. Questa potrebbe rappresentare un'opportunità per il Ceará.
Ma gli esperti intervistati per il rapporto hanno ritenuto che le reazioni alla nuova malattia sulle borse asiatiche potrebbero finire per rappresentare una finestra di opportunità per agroalimentare e all'industria del Ceará e nazionale.
Con la riduzione della produzione cinese, le esportazioni brasiliane potrebbero aumentare per rifornire il mercato del paese asiatico.
Ciononostante, sarà necessario procedere con cautela per evitare che il virus abbia sul Paese effetti simili a quelli osservati sull'economia cinese.
Dopo due giorni di chiusura e la conferma del primo caso di contagio nel Paese, la Borsa brasiliana (B3) è crollata di 7%. Un altro motivo di preoccupazione è stato il tasso di cambio, che ha mostrato anch'esso una fluttuazione sfavorevole, con il dollaro che si è apprezzato di 1,3% rispetto al real.
Ma per Lauro Chaves, consulente federale in economia e dottore di ricerca in sviluppo regionale presso l'Università di Barcellona, è ancora troppo presto per fare una valutazione accurata dell'impatto del nuovo coronavirus.
Opportunità per l'agroindustria
Tuttavia, la situazione potrebbe creare buone opportunità per l'agroalimentare e l'industria del Ceará. Se la Cina manterrà bassi livelli di produzione, spiega Chaves, potrebbe cercare di aumentare le importazioni per compensare la mancanza di prodotti importanti.
Tra i fattori da considerare nella scelta dell'origine di questi articoli ci sarà, ad esempio, l'analisi dei punti di contagio del virus. Negoziare con aziende di Paesi in cui il coronavirus non ha ancora generato punti di contagio può impedire alla malattia di rientrare nelle città cinesi.
"La produzione agricola potrebbe aprire nuovi mercati. Forse i vincitori saranno l'agroindustria o l'industria brasiliana, che trarranno vantaggio dal ridotto livello di attività in Cina", ha affermato Chaves.
"Molte città sono sotto coprifuoco perché il rischio di contaminazione è molto alto e il tasso di mortalità è molto alto. Quando questo rischio esiste, le persone restano a casa e non vanno al lavoro", ha aggiunto.